Recentemente ho avuto modo di provare il Free Style Libre. Si tratta di un sensore applicato al corpo “come se fosse un cerotto”, che rileva autonomamente la glicemia ogni minuto e la può trasmette tramite NFC (il protocollo di comunicazione Near Field Communication) ad un lettore fornito con il Free Style Libre o ad un dispositivo dotato di chip NFC nelle vicinanze. Nel mio caso ho utilizzato il mio telefono LG Nexus 5, con Android.
La particolarità del Free Style Libre, è che per ottenere la misurazione, non richiede ogni volta di effettuare un buco per far fuoriuscire il sangue, ma basta avvicinare il telefono o il lettore al sensore e subito si ottiene il valore attuale ed anche quelli dei minuti precedenti, in modo tale da avere un’idea dell’andamento nel tempo e di cosa succederà alla glicemia se non si fa nulla (sta salendo, scendendo, è stabile…). Questo elemento è di sicuro uno dei punti di forza che ho apprezzato maggiormente, in quanto permette davvero di prendere le giuste misure per bilanciare la glicemia.
Il sensore dura 14 giorni e a parte le prime ore, ci si scorda di indossarlo. Non è particolarmente ingombrante anche se il fatto che sia in rilievo (qualche mm) e di colore bianco lo rende particolarmente visibile quando si è in piscina o senza maglietta. L’applicazione è semplice ed indolore. Io ho provato a metterlo su entrambe le braccia senza troppi problemi. Il sensore è dotato di un potente adesivo che lo rende ben ancorato alla pelle (a volte troppo) e di un inserto\sensore che funge da ago flessibile sottocutaneo. Una delle preoccupazioni che ho sempre avuto, è quella di avere un ago infilato sottopelle che possa rompersi. Il Free Style Libre, questo inconveniente non lo presenta in quanto l’inserto è davvero flessibile e se si prova a bucarsi un dito, facendo pressione, difficilmente ci si riesce (vedi video qui sotto).
Una volta installato il sensore, per la prima ora è inutilizzabile in quanto un algoritmo effettua una serie di operazioni atte a regolare i valori che verranno forniti. Quei 60 minuti, sono anche il tempo che si ha a disposizione per associare i dispositivi NFC che si vuole utilizzare (nel mio caso il Glucometro fornito ed il telefono Android). Passato quel lasso di tempo, non è più possibile effettuare le letture attraverso altri dispositivi non associati, il che è un peccato. Altra cosa da considerare è che il sensore accumula dati per un totale di 8 ore consecutive, e poi sovrascrive i dati più vecchi raccolti. Questi dati, ad ogni modo restano in memoria nel Glucometro o nel dispositivo associato, utilizzato per effettuare l’ultima lettura. La criticità sta nel fatto che se a mezzanotte faccio la lettura con il mio glucometro, alle 8 di mattina la faccio con solo il mio telefono e alle 16 la faccio con il glucometro, avrò sul glucometro e sul telefono un dato parziale. Vedrò delle linee interrotte (come nell’immagine qui sotto).
Consiglio dunque di ricordarsi di fare una scansione ogni 8 ore con tutti i dispositivi utilizzati, o almeno con uno di essi. L’ideale sarebbe avere un servizio di sincronizzazione Cloud, che permetta di avere su tutti i dispositivi associati, il dato sincronizzato, ma sta a Abbott (la compagnia che lo produce) fornirci il servizio.
Ora, veniamo alla domanda chiave: ”E’ davvero così comodo?”. “SI”. Prima di utilizzare il Free Style Libre, facevo in media almeno 3 misurazione al giorno. Con questo glucometro, il numero è salito notevolmente ed anche il tipo di azioni intraprese è variato. Se alle 10 di mattina ero in metropolitano, mi bastava avvicinare il telefono al braccio per sapere che avevo la glicemia a 70 e in forte diminuzione e così anziché aspettare le 10.30 per fare uno spuntino, potevo farlo subito. Altri esempi dove questa modalità di rilevazione della glicemia è risultato estremamente utile, è stato mentre sciavo a 2500 metri, al bancone del bar mentre aspettavo il caffè, in ufficio durante le riunioni, quando ero sdraiato sul divano e non avevo voglia di alzarmi o in aereo. Si, ho voluto provare a vedere cosa succedeva ai controlli di sicurezza in aeroporto indossando il Free Style Libre passando sotto il metal detector per un volo diretto a Londra, e non c’è stato alcun problema o allarme. Tutto è andato liscio come se il sensore non ci fosse. Ho poi fatto un volo da Londra verso l’America e sono passato attraverso il body scanner anche qui senza intoppi.
Un caso estremo che non auguro a nessuno di provare, nel quale il Free Style Libre, mi ha permesso di superare una situazione difficile senza mille ansie, è stato quando ho erroneamente utilizzato la penna dell’insulina Lantus al posto di quella rapida. Avere in circolo il doppio dell’insulina per 24 ore vuol dire effettuare misurazioni costanti e prendere azioni correttive appropriate. Quel giorno ho davvero ingurgitato la quantità di zuccheri e carboidrati che di solito assumo in un mese per cercare di tenere la glicemia a livelli decenti. Sapere che ero a 50 in discesa, dopo aver mangiato un ovetto kinder 10 minuti prima, mi metteva ansia, ma mi permetteva anche di sapere cosa dovevo fare. Il tutto senza dovermi dissanguare bucandomi le dita. Quel giorno la mia compagna, capendo la situazione mi ha chiesto cosa dovesse fare per me, ed è stato semplice spiegarle come misurarmi la glicemia nel caso in cui io non fossi stato in grado di farlo. Bastava prendere il glucometro, schiacciare un bottone e metterlo vicino al Free Style Libre sul mio braccio. Con i normali glucometri, sarebbe stato più complicato e macchinoso.
Mia figlia di un anno, ha tentato per qualche giorno di strapparmi via questa cosa curiosa che vedeva sul braccio, ma il cerotto ha retto alla grande agli attacchi improvvisi prontamente fermati. Dopo aver inserito il secondo sensore, mi è capitato di urtare lo stipite della porta e da quel momento non sono stato più in grado di rilevare le glicemie. La parte adesiva risultava leggermente sollevata da un lato ed anche tentando di ripristinare lo stato originale, non c’è stato verso di rendere il sensore nuovamente operativo. Peccato dover buttare dopo 4 giorni un qualcosa che si è pagato 59,90€. Il promotore con cui ero in contatto è stato però molto gentile e me ne ha fornito un terzo che sono stato in grado di ordinare comodamente online e ricevere velocemente.
In un altro caso, dopo pochi giorni mi è capitato di avvertire un fastidio nella zona del sensore, sino a che il fastidio si è trasformato in dolore. Sapendo che una volta tolto non avrei più potuto installarlo nuovamente ed avrei quindi buttato 59,90€, ho aspettato sino al decimo giorno a rimuovere il sensore per capire cosa stesse succedendo. Come si vede dalle immagini qui sotto, si trattava di un principio di infezione, poi guarito nel giro di una settimana. Non so cosa abbia causato l’evento, visto che su 4 sensori, solo in questo caso ho avuto una reazione simile, pur seguendo sempre la stessa procedura di installazione.
Di sicuro conoscere cosa succede alle proprie glicemie nell’arco delle 24 ore, senza doversi bucare è un grosso vantaggio per il paziente diabetico e per il diabetologo che definisce il piano terapeutico. L’utilità di questo strumento è davvero indiscutibile. L’elemento che mi lascia perplesso è però il costo della soluzione che ammonta a 59,90€ a sensore, cioè circa 120€ al mese, non rimborsabili per intero dal sistema sanitario nazionale nella maggior parte delle regioni. Se andiamo ben a vedere, con la cifra di un sensore, posso comprare uno smartphone. Parliamo di un telefono con una o due fotocamere, un giroscopio, uno schermo, un chip NFC, Wi-Fi Bluetooth, delle casse uno speaker, un sistema operativo e molto altro. Se valuto il contenuto tecnologico del Free Style Libre, il numero di sensori e software che sono contenuti in questo oggetto, è notevolmente inferiore, ma allo stesso costo. Ovviamente non denigro la parte di sviluppo software e lo studio ingegneristico per sviluppare il dispositivo, ma ritengo che i costi per la produzione, siano davvero poco giustificabili.
In sostanza, se dovessi sintetizzare in una frase la mia recensione sul Free Style Libre, direi: “Sicuramente utile, comodo e perfezionabile. Se il costo fosse più appropriato e sostenibile, i piccoli difetti si farebbero sentire meno e il paziente potrebbe utilizzarlo con più serenità“.
Pregi:
Difetti
Leggevo oggi di un altro interessante risvolto che la tecnologia può avere sul modo in cui curiamo le ferite.
Da piccolo quando mi tagliavo (spesso) mia madre mi disinfettava con dell’alcol (si, quello rosso che bruciava incredibilmente) e poi applicava un cerotto.
Se la ferita era parecchio profonda, si passava al pronto soccorso dove veniva fatta una medicazione diversa, con magari dei bei punti di sutura.
E’ palese a tutti come il modo di suturare le ferite è già cambiato grazie ai nuovi materiali a disposizione. Una volta si aveva solo ago e filo, mentre oggi ci sono “le graffette”, “i punti che si sciolgono da soli” e a breve avremo anche i cerotti intelligenti.
Si, intelligenti perché oltre ad agire da collante fra due tessuti per tenerli uniti, inviano anche dei segnali che ci aiutano a capire come sta guarendo la ferita.
I nuovi materiali, come il cotone sintetizzato intelligente e le nano tecnologie ci permettono oggi di miniaturizzare ogni elemento. Un normale cerotto può quindi contenere un trasmettitore wireless e dei sensori che possono darci indicazioni relative al PH della pelle, alla pressione, al livello di glucosio o magari alla densità di piastrine presenti in una determinata zona o al livello di coagulo del sangue. Questo quanto dichiarato e pubblicato recentemente dall’Università di Tufts (negli Stati Uniti). Per chi vuole approfondire in lingua Inglese: https://now.tufts.edu/news-releases/researchers-invent-smart-thread-collects-diagnostic-data-when-sutured-tissue
Prima di vederli in farmacia passeranno degli anni, ma già da oggi, possiamo sognare quanto bello sarà sapere che basta un cerottino per guarire in tutta sicurezza una brutta ferita, senza dover cambiarlo tutti i giorni e disinfettarlo con l’alcol così come si faceva anni fa.
Quando anni fa mi fu diagnosticato il diabete, una delle cose che mi ha dato fiducia nel futuro e mi ha permesso di superare un momento critico è stata la speranza nella tecnologia. Fra me e me pensavo: “Fra 10 anni probabilmente, la scienza ci permetterà di risolvere tutto con un cerotto o un intervento in day hospital”.
Non sono ancora passati quei 10 anni ma vedo che si stanno facendo progressi su vari fronti:
Rilevazione non invasiva della glicemia – Si tratta di applicazioni sottocutanee che permettono al paziente di monitorare il proprio indice glicemico, senza doversi bucare ogni volta per estrarre del sangue. Grazie alle nanotecnologie, c’è ampio margine di manovra per rendere il tutto ancora più accettabile in attesa di una cura definitiva
Impianto di cellule pancreatiche – La cosa non è nuova ma le vecchie metodologie comportavano l’auto-distruzione di queste cellule o il rigetto nel giro di pochi anni. Se la sperimentazione va bene, quello che era una speranza, potrebbe diventare una previsione azzeccata.
Manca poco ai miei 10 anni di diabete e la mia scommessa non è ancora persa 🙂