Oggi mi sono meravigliato nel vedere nella mia cassetta di posta elettronica un messaggio evidentemente falso che la potenza del Machine Learning dovrebbe essere in grado di fermare con facilità. Il messaggio era in Inglese e diceva:
Ora, la prima cosa che ho fatto per curiosità, è stata quella di verificare su Internet il nome del mittente. Facendo una ricerca è emerso che questo Scam, è vecchio di almeno 8 anni!
Si tratta di una buona tecnica di Social Engineering , utilizzata per carpire informazioni personali e “far cadere nella trappola” potenziali vittime.
In questo caso l’esca è un’ipotetica eredità lasciata da uno zio mai conosciuto. Chi non vorrebbe avere uno zio sconosciuto, single e ricco che gli lascia tutto il patrimonio?
Il fatto che nel messaggio si faccia riferimento al mio cognome, rende la lettera più credibile agli occhi di chi la riceve. In fine, i soldi rendono la trappola talmente appetibile da portare le persone a rispondere al messaggio (confermando la propria identità) e magari fare un pagamento su un conto alle isole Cayman per procedere con l’iter di recupero del credito. Come va a finire? Il mittente incassa il denaro e sparisce.
Nulla da dire: ben congegnata!
Quello che però mi ha colpito maggiormente è il fatto che questo messaggio non sia stato bloccato dai filtri anti Spam\Scam. Se io che sono un essere umano riesco a capire in pochi secondi che il messaggio è finto e che è dal 2008 che ne circolano delle versioni, come può un servizio e-mail, non riconoscere alcuni particolari del messaggio (come ad esempio il nome dell’avvocato)?
La tecnologia ha ancora dei limiti, che spesso sono dettati dall’essere umano.
Leggevo oggi di un altro interessante risvolto che la tecnologia può avere sul modo in cui curiamo le ferite.
Da piccolo quando mi tagliavo (spesso) mia madre mi disinfettava con dell’alcol (si, quello rosso che bruciava incredibilmente) e poi applicava un cerotto.
Se la ferita era parecchio profonda, si passava al pronto soccorso dove veniva fatta una medicazione diversa, con magari dei bei punti di sutura.
E’ palese a tutti come il modo di suturare le ferite è già cambiato grazie ai nuovi materiali a disposizione. Una volta si aveva solo ago e filo, mentre oggi ci sono “le graffette”, “i punti che si sciolgono da soli” e a breve avremo anche i cerotti intelligenti.
Si, intelligenti perché oltre ad agire da collante fra due tessuti per tenerli uniti, inviano anche dei segnali che ci aiutano a capire come sta guarendo la ferita.
I nuovi materiali, come il cotone sintetizzato intelligente e le nano tecnologie ci permettono oggi di miniaturizzare ogni elemento. Un normale cerotto può quindi contenere un trasmettitore wireless e dei sensori che possono darci indicazioni relative al PH della pelle, alla pressione, al livello di glucosio o magari alla densità di piastrine presenti in una determinata zona o al livello di coagulo del sangue. Questo quanto dichiarato e pubblicato recentemente dall’Università di Tufts (negli Stati Uniti). Per chi vuole approfondire in lingua Inglese: https://now.tufts.edu/news-releases/researchers-invent-smart-thread-collects-diagnostic-data-when-sutured-tissue
Prima di vederli in farmacia passeranno degli anni, ma già da oggi, possiamo sognare quanto bello sarà sapere che basta un cerottino per guarire in tutta sicurezza una brutta ferita, senza dover cambiarlo tutti i giorni e disinfettarlo con l’alcol così come si faceva anni fa.
Quando anni fa mi fu diagnosticato il diabete, una delle cose che mi ha dato fiducia nel futuro e mi ha permesso di superare un momento critico è stata la speranza nella tecnologia. Fra me e me pensavo: “Fra 10 anni probabilmente, la scienza ci permetterà di risolvere tutto con un cerotto o un intervento in day hospital”.
Non sono ancora passati quei 10 anni ma vedo che si stanno facendo progressi su vari fronti:
Rilevazione non invasiva della glicemia – Si tratta di applicazioni sottocutanee che permettono al paziente di monitorare il proprio indice glicemico, senza doversi bucare ogni volta per estrarre del sangue. Grazie alle nanotecnologie, c’è ampio margine di manovra per rendere il tutto ancora più accettabile in attesa di una cura definitiva
Impianto di cellule pancreatiche – La cosa non è nuova ma le vecchie metodologie comportavano l’auto-distruzione di queste cellule o il rigetto nel giro di pochi anni. Se la sperimentazione va bene, quello che era una speranza, potrebbe diventare una previsione azzeccata.
Manca poco ai miei 10 anni di diabete e la mia scommessa non è ancora persa 🙂
Fa piacere sentire i politici-burocrati-governanti parlare sempre più dell’industria 4.0, della trasformazione digitale che le aziende devono compiere e di ciò che Internet e la tecnologia possono fare per le aziende Italiane.
Sarebbe stato meglio se questi discorsi fossero emersi prima, ma come si dice: meglio tardi che mai.
Nel frattempo ci sono alcuni elementi che devono essere affrontati in fretta:
Vi sarebbero almeno altre 10 cose importanti da fare in fretta, ma se almeno le tre qui sopra venissero fatte in tempi brevi, si potrebbe iniziare a vedere la luce.
“Ogni giorno un uomo si sveglia e…” NON sa che ciò che usa nella vita quotidiana per spostarsi da casa al luogo del lavoro, per fare da mangiare, per gestire la casa, per comunicare con gli amici, per lavorare… è già obsoleto. Nel momento in cui si compra un oggetto tecnologico, esso è già diventato “vecchio”.
Lavoro nel campo della tecnologia da parecchi anni e sono a contatto ogni giorno con prodotti e servizi che diventeranno di uso comune fra qualche anno.
E’ bello scoprire, vedere crescere e sperimentare ciò che domani sarà di tutti e sarà di aiuto, ma allo stesso tempo ci permette di percepire quanto effimera una singola tecnologia possa essere.